La transizione non è finita

Appello ai Repubblicani
Ripartiamo!

di Francesco Nucara

Il Governo Monti si è avviato ad operare, dopo aver ottenuto la maxi-fiducia dal Parlamento italiano. Bene! Si è messo ordine in uno stato di confusione politica, in cui operavano maggioranze che un giorno erano sicure e il giorno dopo si dissolvevano senza, però, creare né alternative di governo né politiche.

Era cominciata da tempo, di fatto, la scomposizione dei poli da noi prevista, peraltro, subito dopo la consultazione elettorale del 2008. Non siamo stati ascoltati e abbiamo perso tempo inutilmente e dannosamente per il Partito Repubblicano nonché, pur nel nostro piccolo, per il Paese. Per natura, per educazione, per amore verso l’Italia e verso i repubblicani non siamo propensi a recriminazioni né a gettare la croce addosso a quanti, secondo noi, hanno pur sempre sbagliato. Lo abbiamo dimostrato in pubblico e in privato. Siamo felici e soddisfatti per il rientro nel PRI di quanti, con motivazioni politiche diverse e pur tutte legittime, avevano scelto altre strade. Figuriamoci se possiamo essere contenti quando qualcuno, più o meno autorevole, decide di abbandonare una sua lunga storia! Non siamo abituati a tagliare rami dall’albero repubblicano, anche se qualcuno stava seduto su un ramo che ha tagliato da solo.

I poli non esistevano prima e a maggior ragione non esisteranno in futuro. Da questo assunto nasce una nuova considerazione: la lunga transizione, come scriveva l’amico Guglielmo Negri, non è finita.

Su questa dissoluzione dei partiti, di tutti i partiti e della fine di una certa politica, i repubblicani devono ricollocare la "loro politica" e farne un elemento trainante: la mosca nocchiera di un nuovo processo liberaldemocratico, il cui interprete principale potrebbe essere quel Mario Monti che Eugenio Scalfari ha definito un "liberale-radicale".

I repubblicani, pur sempre nel loro piccolo, possono fare da supporto ad una prestigiosa personalità senza "partito".

Essi devono agire, e da subito, fin dal prossimo Consiglio nazionale.

Non sono figli di un Dio Minore. Tutt’altro.

Basta pensare alla fede di cui erano intrisi gli animi dei nostri avi. E’ a loro che dobbiamo essere grati se oggi riusciamo, anche se acciaccati, a stare sulla scena politica.

A tutti noi serve un’autocritica serrata perché, come diceva Manzoni, ognuno ha le sue ragioni; ma più ragione di tutti ce l’ha il partito cui fin dalla giovane età abbiamo fatto riferimento.

Bisogna prima di tutto iniziare a considerare incarichi pubblici e cariche politiche sotto una luce diversa dal prestigio e profitto personale. La fiducia dei militanti nell’organizzazione repubblicana viene meno se nel PRI non sempre la fiducia si nutre di concretezza, onore, rispetto degli impegni, azioni disinteressate sul piano personale.

Con queste idee vogliamo portare ordine in casa nostra, per rilanciare una rinnovata proposta politica emersa dal recente Congresso repubblicano. Senza teorie di filosofia politica, ma ragionando pragmaticamente, secondo gli insegnamenti di Ugo La Malfa.

Pensiamo di conoscere, almeno in gran parte, l’amore del popolo repubblicano verso il proprio Partito e il proprio Paese e dobbiamo renderci conto della reciproca interdipendenza. Non possiamo solo prendere, dobbiamo anche dare. Se vogliamo salvare una storia secolare che ha attraversato tutte le regioni d’Italia, ognuna con la propria peculiarità, dobbiamo iniziare un percorso uniti e leali, sacrificandoci tutti per rilanciare la storia che tanto ci ha entusiasmato e ancora ci entusiasma.

E’ come se fossimo in tempo di guerra: il PRI si può salvare solo se marciamo uniti e compatti. I sabotatori, se ci sono, vengano alla scoperto.

Nel contempo il sottoscritto è pur conscio di aver fatto il proprio dovere e di aver sacrificato, talvolta, anche le proprie idee per salvare il Partito e il suo patrimonio di idee, di storia, di cultura, di tradizione e, perché no, anche quello edilizio.L’elaborazione delle tesi congressuali al di là dei loro contenuti è stata apprezzata, come metodologia di approccio ai problemi, dai massimi vertici istituzionali del Paese.

Dispieghiamo le nostre forze – tutte, ripeto tutte – per rilanciare quel progetto, correggendolo, rielaborandolo, rilanciandolo e consegnandolo alle forze politiche e culturali di ogni provenienza, per costruire attorno ad esse un dibattito che serva alla Nazione.

Di più: il dibattito è da oggi aperto sulle colonne del nostro quotidiano.

Chiudiamo questa nostra nota con una citazione di Franklin Delano Roosevelt, che ben si adatta ai repubblicani: "Affrontiamo il momento difficile che ci si presenta dinnanzi con il confortante coraggio che proviene dall’unità nazionale; con la distinta consapevolezza della ricerca di valori morali antichi e preziosi; con la pura soddisfazione che ci viene dall’agire fermo di giovani e anziani secondo i rispettivi doveri. Il nostro scopo è quello di garantire al Paese condizioni di vita più favorevoli e stabili."